Criticità del nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione dei lavoratori: il patentino per i carropontisti
Antonio Giuseppe Bernardi
È stato recentemente approvato il nuovo Accordo Stato-Regioni che disciplina le modalità di somministrazione della formazione ai lavoratori, Accordo che sostituisce diversi regolamenti precedenti.
Non mi sto qui a dilungare, ci sono vari aspetti positivi e alcune criticità nel nuovo Accordo (come è logico che sia, quando si aggiorna la normativa). Mi preme concentrare le mie note sul nuovo corso abilitante per operatori di carroponte (il “patentino” per il carroponte).
Quando, nel 2012, era stato pubblicato il primo Accordo sulla formazione degli addetti all’uso delle attrezzature, gli addetti ai lavori si erano subito accorti di un grande assente nell’elenco delle attrezzature soggette all’obbligo: il carroponte. La sorpresa era legata al fatto che questa macchina è universalmente riconosciuta come critica dal punto di vista della sicurezza.
Agli annunci di un nuovo Accordo per la formazione dei lavoratori, nessuno ha pertanto sollevato alcun sopracciglio alla notizia che - finalmente - il carroponte entrava nella rosa delle attrezzature critiche.
Il sopracciglio, piuttosto, si alza leggendo come si è pensato di intervenire. Soprattutto, il sopracciglio di chi i corsi è abituato a farli e si confronta costantemente con gli aspetti pratici di tale disciplina.
In breve: organizziamo pure una sessione di pratica lunga sei ore. Quale azienda lascerà il suo reparto produttivo (luogo in cui solitamente è installato un carroponte) a disposizione del docente e dei suoi allievi, impedendo la produzione o rallentandola fortemente? Ricordiamo che, a differenza di un muletto o una PLE, non è possibile mettersi in un angolino per non disturbare.
Un imprenditore lungimirante potrebbe destinare un capannone ai corsi. Ma l’avventura sarebbe economicamente giustificata? Mi riesce difficile pensare di ammortizzare i costi fissi di un capannone, il costo di acquisto di un carroponte e le spese di manutenzione e verifica necessarie, calcolando che i corsi (svolti rigorosamente in orario di lavoro dei lavoratori, come da D.Lgs. 81/08) sarebbero saturati da 4 squadre di lavoratori in tre giorni, quindi 24 lavoratori in tre giorni, più o meno 170 in un mese (e molti dovrebbero spezzare la frequenza in due date, con grave difficoltà organizzativa da parte della loro azienda). Quanto potrebbe arrivare a costare un corso di questo tipo, e quanto in fretta sarebbe messo fuori mercato da chi offre la formazione diretatmente in azienda?
Credo che, ad oggi (2025-05-07, in Gazzetta Ufficiale non è stato pubblicato ancora nulla), qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda prima che sia troppo tardi.